Non c’è dibattito o notizia del settore innovazione che non accenni ai vantaggi e pericoli nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Non sono un esperto di A.I. e sarebbe anomalo se lo fossi, vista la mia età. Nel 1979 avevo 30 anni, ero un precursore autodidatta ed entusiasta dell’informatica ed ero tra quelli che cercavano di capire: il termine informatica era usato e abusato, era una scienza alla ricerca del proprio futuro e di applicazioni concrete. Oggi l’A.I. sta ripercorrendo la stessa strada e a me sembra di rivedere lo stesso film.
Non potevo essere un esperto d’informatica allora (non esistevano ancora i corsi di laurea) come non posso essere un esperto di intelligenza artificiale oggi, ma mi piace definirmi un ingegnere idraulico curioso prestato all’informatica. Stante questa premessa e utilizzando la mia “limitata intelligenza umana”, sto provando a capire di cosa si parla quando spunta l’aggettivo “intelligente” o il termine “intelligenza”. Con lo stesso spirito con cui ho affrontato ai tempi il linguaggio C++ con i suoi puntatori, ora mi sto avvicinando a ChatGPT, cercando di toccare con mano e farmi una mia idea.
Occupandomi di tecnologie abilitanti nei processi di Raccolta Differenziata finalizzata alla Tariffa Puntuale e all’ARERA-compliance, e stante la contiguità e consequenzialità evolutiva temporale tra l’Informatica e l’Intelligenza Artificiale (AI), oggi seguo da vicino il progetto di ricerca di I&S Informatica e Servizi in collaborazione col Dipartimento di AI dell’Università di Padova, cofinanziato con fondi PNRR, che ha come obiettivo capire dove avrebbe un senso pratico applicare l’Intelligenza Artificiale nel mondo della Raccolta Differenziata.
Il progetto ha l’obiettivo di verificare l’applicabilità di modelli predittivi in grado di valutare i comportamenti dei cittadini nell’esposizione dei bidoncini di tutte o alcune delle frazioni.
Analizzando le informazioni legate ai comportamenti che si sviluppano nel tempo e nello spazio (quando e dove raccogliere), dovrebbe teoricamente essere possibile abbandonare la raccolta differenziata per percorsi standard e ripetitivi, evolvendo verso un modello di raccolta che si adatti ai comportamenti dei cittadini, che possono anche variare stagionalmente.
La prima cosa che ho capito sull’AI è che, senza una mole di dati sufficiente e affidabile, l’intelligenza artificiale predittiva non è realistica; le risposte sono tanto più credibili quanto più grande è la mole di dati che alimenta le risposte stesse, che di fatto sono generate su base statistica.
[…]Articolo pubblicato sulla Rivista GSA Igiene Urbana (n.4 – ottobre-dicembre 2023)